-"Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento"... Perché il poeta usa questi versi?
-Perché va di fretta?
-No! Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi.
(Dialogo da 'L'attimo fuggente')
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Avevo pianificato un'ora di meditazione nel pomeriggio. Sto cercando di darmi l'abitudine di meditare un'ora al giorno, per esercitarmi e prendere un ritmo in questa pratica, invece oggi ho cambiato programma.
Forse dovrei sentirmi in colpa, ma non succede. Così ci ho riflettuto e credo di non avere sensi di colpa perchè sento di aver fatto bene.
A volte ci si lascia scivolare addosso la vita, si da per scontata la base di stabilità da cui siamo soliti partire, non ci si fa caso, come fosse dovuta.
E' facile sapere di non voler morire: l'istinto di sopravvivenza è presente in ogni animale, anche nell'uomo. Ma voler vivere è diverso da non voler morire, tutta un'altra cosa. E voler vivere significa sapersi prendere quello che la vita ha di bello da dare, ogni momento di gioia, ogni attimo di emozione.
Troppo spesso si lasciano scivolare via momenti preziosi, istanti bellissimi che ci si nega per i troppi impegni, perchè avevamo già deciso di fare altro, perchè tanto lo si può fare anche dopo... Il momento magico, l'istante speciale da non lasciare scappare, non torna più. Non contano niente i programmi e gli impegni: non si vive per eseguire azioni programmate, si programma quali azioni eseguire per essere il più felici possibile. Se un momento speciale rompe la routine e scombussola il programma... non è forse per inseguire questi attimi di felicità che si vive? Cos'altro ha senso, se non accettarli e viverli appieno?
Non medito per sentirmi un esempio o mettermi la coscienza a posto per aver fatto i compiti della giornata, ma solo ed esclusivamente per imparare a godere ciò che mi è concesso senza possedere, lasciarmi portare dal flusso della vita e del mondo nelle sue manifestazioni, accettare i cambiamenti e saperne essere parte.
Questo vuol dire saper vivere la felicità che mi è concessa quando mi è concessa, e non solo nei momenti attesi o programmati.
La semplicità spesso è la nostra chiave più potente.
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Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Vt melius, quidquid erit, pati,
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum! Sapias, uina liques et spatio breui
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit inuida
aetas. Carpe diem, quam minimum credula postero.
(Orazio - Odi, I,11)